martedì 11 ottobre 2016

Inutile

Quando mi guardo indietro vedo più che altro un misto di sfortuna e di scelte errate, qualche scelta giusta l'ho anche presa ed ancora oggi mi ci appiglio per non annegare. Credere in qualcosa è indispensabile, che sia una carriera, l'ascesi artistica o qualche religione alcolica. Non si sopravvive vuoti. Ci hanno parlato di redenzione, di peccati mortali di inferno e gironi danteschi ma cosa c'è di più infernale del "sentire"?
Patire la sofferenza del mondo sulla pelle, l'impossibilità di vivere. Ho la certezza che il concetto di individualità si possa generalizzare con l'esperienza di vita che si sta vivendo, come il concetto di inferno, è tangibile e non solo una parola che richiama scenari fantascientifici. È vivo e coincide con la sofferenza, l'incomunicabilità la paura. L'essere in divenire lenisce momentaneamente l'inferno perché ci fa sperare, ma cosa vuoi sperare se ogni passo guardato indietro è un macigno in più nell'anima? Se davanti c'è la morte e dietro anche. La fuga dalla convenzione chiamata realtà è l'unica vera via, la follia il margine del mondo, conduce alla pazzia si; ma una lucida pazzia non l'inutile andare avanti dei giorni pieni di impegni sull'agenda e vuoto di vita.

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